Dove gli insetti vanno a dormire


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Autore Messaggio
AgonyAunt
«Segugio di Tindalos»
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MessaggioInviato: Dom, 27 Set 2009 13:04    Oggetto: Re: Dove gli insetti vanno a dormire   

Sergio Donato ha scritto:

3) No. Fumetti recenti, direi di no. Ma IL fumetto: Watchmen.



Pensavo proprio a quello Razz
Non l'ho visto e non mi piace
Sergio Donato
«Ghoul»
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MessaggioInviato: Lun, 28 Set 2009 19:52    Oggetto: Re: Dove gli insetti vanno a dormire   

Però è del 1987 Smile
vajmax
«Cittadino di Innsmouth»
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MessaggioInviato: Mar, 29 Set 2009 08:25    Oggetto: Re: Dove gli insetti vanno a dormire   

A me è piaciuto, anche se preferisco racconti non iniettati in situazioni le quali, pur essendo rappresentative della diversità che ingenera solitudine accompagnata da solitudine, si rivelano essere prive di sbocchi. Vorrei sempre poter intravedere fessure liberatorie o, almeno, opportunità di cambiamento, nelle cose che leggo. Certo occorre ammettere che l'orrore può anche essere privo d'uscita e sboccare su giardinetti adibiti a parco giochi per l'infanzia, lì, dove potrà sfamarsi senza sensi di colpa.
Sergio Donato
«Ghoul»
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MessaggioInviato: Mar, 29 Set 2009 22:12    Oggetto:   

Da sempre ritengo che l'orrore più gustoso è quello che ti rimane dentro. Gli sbocchi devono essere dei paliativi, ma se la paura non resta dentro allora non è paura.
Ovviamente, nel mio racconto questa forma di orrore non c'è. In verità non c'è nemmeno l'orrore. Utilizza stereotipi orrifici per presentare un malessere normale dell'animo in persone non normali.

Sì, è un pastiche.
Ciao.
Grazie.
Very Happy
vajmax
«Cittadino di Innsmouth»
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MessaggioInviato: Mer, 30 Set 2009 10:07    Oggetto:   

La morte non costituisce ragione di orrore, ma di liberazione dall'orrore, e quando non ci sono aperture per sperare nella fuga... al terrore ci si abitua. La paura ha un'unica rappresentazione da mettere in piedi, dietro al sipario di sangue nel quale nasciamo, ed è quella che promette un'uscita difficile da trovare, ma la cui presenza è indispensabile a che lo spettacolo continui, nello spavento di non riuscire a trovare il tempo di liberarsene.

Ciao e... infelice scrittura ;)
Sergio Donato
«Ghoul»
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MessaggioInviato: Gio, 01 Ott 2009 22:16    Oggetto: Re: Dove gli insetti vanno a dormire   

Se dunque la vita è orrore, quando morirò venite a guardare il mio sorriso.
Very Happy
vajmax
«Cittadino di Innsmouth»
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MessaggioInviato: Ven, 02 Ott 2009 13:41    Oggetto:   

Non frainterdermi, nella vita l'orrore è contenuto come possibilità, non come ineluttabile necessità. Spesso l'orrore è celato dai cuscini del divano messo davanti a una telenovela di ottomila puntate, o nella consapevolezza di un bimbo che sa di non poter piangere perché la mamma è isterica. Tanti sono i motivi per i quali il vivere accompagna sul davanzale di una finestra, al quarto piano di una casa, e non conta necessariamente che sia un condominio popolare o una villetta lussuosa. Non siamo forse costretti a camminare, se non vogliamo vedere le nostra osse biancheggiare nella magnificenza di un'osteoporosi che ha demolito uno scheletro in menopausa precoce?
Chi è morto non ride mai, perché sa che la morte è un nuovo tuffo fatto in un'altra e diversa piscina, senza poter sapere in anticipo a che livello sta l'acqua dentro e né se è davvero una piscina e non una cloaca. ;)
Sergio Donato
«Ghoul»
Messaggi: 46
MessaggioInviato: Ven, 02 Ott 2009 19:36    Oggetto:   

Allora sono morto. Gli smile non contano.
vinxblack
«Mi-Go»
Messaggi: 444
MessaggioInviato: Ven, 02 Ott 2009 23:40    Oggetto:   

vajmax ha scritto:

Chi è morto non ride mai, perché sa che la morte è un nuovo tuffo fatto in un'altra e diversa piscina, senza poter sapere in anticipo a che livello sta l'acqua dentro e né se è davvero una piscina e non una cloaca. Wink


Fortunato chi ha questa consapevolezza come certezza. Quando sei miscredente e scettico, anche il pericolo di ritrovarti nella cloaca è una idea accettabile di paradiso... se solo ci credessi Wink
vajmax
«Cittadino di Innsmouth»
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MessaggioInviato: Sab, 03 Ott 2009 08:05    Oggetto:   

Sbagli ad attribuire al "credere" un valore diverso da quello che ha: l'altro lato del "non credere".
Credere e non credere non rappresentano il conoscere. Conoscere significa non interpretare, ma vedere attraverso l'intuito spirituale, il quale è consapevolezza non mediata dalla mente che si attua nell'identificazione del soggetto con l'oggetto del conoscere e che è anche, dal punto di vista dell'oggetto conosciuto, assimilazione del soggetto conoscente. Il vero conoscere non è culturale né frutto di erudizione, ma è la conseguenza di un'apertura interiore che mette nelle condizioni di comunicare col proprio centro interiore che è emanazione universale, la stessa per tutti gli esseri, del Centro assoluto dell'universo e che, nello stesso istante sovra temporale, contiene l'universo come possibilità, e rispetto al quale l'universo è meno di un battito di ciglia. La ciclicità dell'esistenza relativa da quel Centro prende avvio, per realizzare le molteplici e indefinite possibilità che sono comprese in quel Centro, allo scopo di attuare consapevolezza perfetta che a quel Centro iniziale condurrà. Non l'ho prima d'ora detto, ma io sono quasi un maestro di conoscenza galattica (mi mancano solo duecento anni luce per conseguire il diplomino) della costellazione di Aldebaran, in viaggio premio sul vostro pianeta (dico io) e in esilio indeterminato (dicono quelli che mi ci hanno spedito).
vinxblack
«Mi-Go»
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MessaggioInviato: Sab, 03 Ott 2009 17:37    Oggetto:   

vajmax ha scritto:
Sbagli ad attribuire al "credere" un valore diverso da quello che ha: l'altro lato del "non credere".
Credere e non credere non rappresentano il conoscere. Conoscere significa non interpretare, ma vedere attraverso l'intuito spirituale, il quale è consapevolezza non mediata dalla mente che si attua nell'identificazione del soggetto con l'oggetto del conoscere e che è anche, dal punto di vista dell'oggetto conosciuto, assimilazione del soggetto conoscente. Il vero conoscere non è culturale né frutto di erudizione, ma è la conseguenza di un'apertura interiore che mette nelle condizioni di comunicare col proprio centro interiore che è emanazione universale, la stessa per tutti gli esseri, del Centro assoluto dell'universo e che, nello stesso istante sovra temporale, contiene l'universo come possibilità, e rispetto al quale l'universo è meno di un battito di ciglia. La ciclicità dell'esistenza relativa da quel Centro prende avvio, per realizzare le molteplici e indefinite possibilità che sono comprese in quel Centro, allo scopo di attuare consapevolezza perfetta che a quel Centro iniziale condurrà. Non l'ho prima d'ora detto, ma io sono quasi un maestro di conoscenza galattica (mi mancano solo duecento anni luce per conseguire il diplomino) della costellazione di Aldebaran, in viaggio premio sul vostro pianeta (dico io) e in esilio indeterminato (dicono quelli che mi ci hanno spedito).


Tutto giusto, ma io intendevo un'altra cosa: siccome non credo, per me paradiso, inferno, limbo, karma e metempsicosi sono concetti privi di significato e non mi sono di alcuna ispirazione o aiuto nei momenti di sconforto. Diversamente è per i "credenti" non necessariamente in un culto organizzato, mi riferisco alla propensione e l'atteggiamento che comporta questa posizione. Ora, dato che sia io che il credente, siamo destinati, in un termine auspicabilmente lungo, a crepare, la domanda è: in attesa che ciò avvenga, chi dei due se la passa peggio? Wink
vajmax
«Cittadino di Innsmouth»
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MessaggioInviato: Sab, 03 Ott 2009 18:23    Oggetto:   

Se la passa peggio chi si accontenta di fermare la propria logica dove crede gli convenga. Il risveglio interiore è la condizione della coscienza che è interessata a spingere la logica alle sue estreme conseguenze. Questo sforzo è, con i risultati che ottiene, ciò che misura l'ampiezza dell'orizzonte intellettuale. Resta inteso che finché si rimane sulla superficie l'orizzonte, per quanto vasto, non potrà includere, divenendo totale, anche il suo lato nascosto. Solo chi è nel centro della sfera conoscitiva può avere una visione globale. Il credere è sinonimo di dubbio, allo stesso modo del non credere. Persino Madre Teresa di Calcutta dubitava, e quel dubitare è la ribellione dell'intelletto che, quando è dotato, non si accontenta e vede il paradosso per quello che è: una contraddizione in termini logici. Nella consapevolezza di chi vede nell'immediatezza spirituale non c'è posto per il dubbio, perché la prima verità che si vede sono i principi universali che legiferano tutto l'universo, e non sono principi "morali", i quali sono corrotti dal credere e dall'emozione. Infine non si tratta di stare meglio o peggio, perché la felicità non è il fine dell'esistenza, ma una conseguenza, e nemmeno la più significativa, della centratura armonica di sé. Tutto dalla perfezione originaria, centrale e potenziale, nasce, si sviluppa e ritorna al Centro indiviso che tutto contiene in potenza che si esprime in atto solo perché può. Questa ciclicità è legge universale, come universale è il principio che impone al tutto di muoversi e che non si muove a propria volta.
Questo che ho descritto è parte della prima lezione per il conseguimento del patentino di rompicoglioni che sulla costellazione di Aldebaran (posto di saggi) è necessario per condurre non solo la logica rigorosa fin dove può arrivare, ma anche il motorino oltre i cinquanta cc. Mr. Green
Sergio Donato
«Ghoul»
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MessaggioInviato: Sab, 03 Ott 2009 20:11    Oggetto:   

Sulla mia patente c'è scritto: sintesi.

La conoscenza è l'ignoranza che ha studiato, ha dato gli esami, ha messo il diploma nel cassetto e ogni tanto se lo va a guardare.

Nessuno può parlare della morte, perché non si può conoscerla; e il diploma lo si porta sottoterra. Non c'è nemmeno luce per leggere. Very Happy

Mi avete fatto venire in mente un mezza idea per un racconto...
vajmax
«Cittadino di Innsmouth»
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MessaggioInviato: Sab, 03 Ott 2009 21:14    Oggetto:   

Tu stai confondendo la conoscenza, che è consapevolezza, con l'erudizione che è frutto di cultura. La consapevolezza nulla ha in comune con la cultura, perché la prima è pura sintesi mentre la seconda è analisi che dividendo si allontana dal centro, disperdendosi nel particolare. La cultura è causa di pregiudizi che ostacolano la conoscenza. Il sapere, come lo intende la tradizione metafisica, è non mediato dalla mente, alla quale è solo riservato il compito di ordinare sequenzialmente la visione interiore dei principi universali per esteriorizzare, corrompendoli, i risultati di quel comporre che deve, necessariamente, tralasciare l'Essenza di quel conoscere che non è relativo e ne costituisce la centralità ineffabile.
Con quello appena descritto io ora posso guidare la vespa a idrogeno, ma senza il passeggero. Shocked
vinxblack
«Mi-Go»
Messaggi: 444
MessaggioInviato: Dom, 04 Ott 2009 00:05    Oggetto:   

vajmax ha scritto:

Con quello appena descritto io ora posso guidare la vespa a idrogeno, ma senza il passeggero. Shocked

Cacchio! Pur di poter guidare anch'io una meraviglia del genere mi rimetto a studiare Very Happy
PS: che patente ci vuole per guidare i calabroni all'olio di semi di girasole? Very Happy
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