Paura terrena


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Nekromonster
«Tsathoggua»
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Località: Bassano del Grappa (VI)
MessaggioInviato: Lun, 04 Ago 2008 18:09    Oggetto: Paura terrena   

Alzo la faccia dal libro che sto leggendo, lo appoggio sul comodino alla mia destra e mi dirigo verso la camera da letto.
È tardi, è quasi mezzanotte.
Dopo una giornata faticosa sono molto stanco. Accendo la luce e con occhi felici guardo il mio comodo e bel letto. Mi metto il pigiama invernale, spengo la luce e mi dirigo verso il letto. Mi sdraio ma il mio braccio sinistro sente qualcosa di solido e carnoso, mi si gela il sangue e subito corro verso l'interruttore dell'elettricità. Accendo la luce ma non vedo anima viva. Non capisco, cerco di rimettermi calmo; esco dalla stanza e vado a bere un bicchiere d'acqua per rilassarmi. Torno e controllo che la stanza sia tutta in ordine e a posto. Spengo la luce nuovamente, dalla finestra traspare un fievole alone e mi sembra di vedere qualcuno o qualcosa sdraiato sul mio letto. Il panico assale la mia mente e perdo il controllo. Chiudo gli occhi per qualche istante per ritrovare la calma e la mia solita freddezza. Dopo circa un minuto ritrovo la grazia e la pace interiore che ho sempre avuto. Mi sdraio nuovamente sul letto e finalmente non sento niente. Mi giro sul lato sinistro e i miei occhi vedono una grande ombra, un alito caldo raggiunge la mia faccia.
Urlo.
Un urlo fortissimo, mi giro di colpo, faccio per alzarmi, scivolo e cado per terra.
Svengo.
Quando mi risveglio è giorno, subito non ricordo quello che è successo, ma poi come un lampo nella mente mi viene in mente tutto. Ho paura ad alzarmi e a guardare se sul letto c'è veramente quel qualcosa che ieri notte mi alitava in faccia. Mi gira la testa e mi fanno male le ossa, faccio un gran respiro e mi alzo di colpo. Sul letto non c'è nessuno. Spontaneamente sul viso mi si forma un sorriso ed esco dalla stanza felice.
Forse era stato solo un sogno.
Di giorno vado al lavoro, svolgo i miei soliti compiti e cerco di non pensare a quello che mi è successo. Sono seduto sulla sedia anatomica del mio ufficio, mi guardo intorno e vedo centinaia di fatture e documenti da redarre. Mi accorgo di essere molto stanco, ma mi metto il cuore in pace e comincio a lavorare. All'improvviso il mio capo entra di colpo nel mio ufficio e comincia ad urlare e a sbraitare. Per dieci minuti continua a gridare, ma io non lo ascolto minimamente.
Dopo otto ore di lavoro più una di straordinario prendo la mia automobile e mi dirigo verso casa. Entro e subito mi sdraio sul divano, chiudo per qualche istante gli occhi. Dopo un minuto gli apro e decido di farmi qualcosa da mangiare tanto per non andare a dormire senza nulla nello stomaco. Un uovo risolve il problema. Finito di cenare mi siedo sulla mia poltrona preferita e guardo un film alla televisione che però non riesco a finire perché gli occhi mi si chiudono da soli. Decido di andare a dormire. Mi metto il pigiama e mi dirigo in camera. Spengo la luce e mi sdraio sul mio letto. Un conato di vomito mi sale fino in bocca: mi ero sdraiato su qualcosa che poteva essere benissimo una persona.
Mi alzo e subito accendo la luce ma, come la notte scorsa, non vedo nessuno. Spengo la luce e quell'ombra ricompare. Sono terrorizzato, mi avvicino al letto e con la mano destra provo a toccare le lenzuola. La mia mano, però, tocca un qualcosa di caldo che subito riconosco come una pancia umana.
Urlo.
Urlo, ma continuo a toccare: tocco i capelli, il naso, la schiena e le gambe di quell'essere che è sdraiato sul mio letto. Corro ad accendere la luce ma non vedo niente. Dentro di me il caos più totale mi fa cadere a terra. Batto la testa ma non svengo, mi rialzo dolorante e decido di dormire con la luce accesa. Passo sette ore sdraiato sul letto a guardare la luce. Non riesco a dormire per niente. Al mattino suona la sveglia ma sono sveglio. Cerco di non pensare a quello che in questi giorni mi sta succedendo e mi reco nuovamente al lavoro.
Ormai in ufficio non penso più ai miei compiti quotidiani, ma a quello che mi sta accadendo in questo periodo ambiguo della mia vita. Non mi so dare una spiegazione logica a quello che di notte vedo. Più i minuti passano più la paura aumenta.
Sono le due del pomeriggio e sono agitato.
Sono le quattro e comincio a tremare.
Sono le sette e sono a casa in un mare di sudore.
Attendo per ore seduto nel divano.
È mezzanotte e mi manca il respiro. Cerco di riprendere possesso delle mie facoltà e decido di andare nella mia stanza. Spengo la luce e nell'ombra vedo quell'ombra, mi avvicino lentamente e con una mano la tocco nuovamente. La paura aumenta e diviene follia quando quella cosa si gira e con due occhi rossi come il fuoco mi guarda e mi scruta nel profondo della mia anima. Urlo, ma so che nessuno può sentirmi, accendo la luce. Mi viene un'idea: corro in cucina e prendo un grosso coltello, decido di distruggere una volta per tutte quella cosa. Con mano e corpo tremante mi dirigo verso la camera, guardo con terrore il mio amato letto e spengo la luce.
Passa una macchina, attraverso le fessure delle persiane illumina tutta la stanza. Riesco nuovamente a vedere quella cosa. La guardo per qualche minuto, sembra un'ombra di un essere umano, gli intravedo le gambe, le braccia, la testa e la forme del corpo in generale. Per una decina di volte accendo e spengo la luce e continuo a notare che quando la luce illumina la stanza sul letto non c'è niente, quando invece le tenebre scendono ed è buio compare quella cosa. Sono sempre più convito di accoltellare quell'essere e porre fine, se fine veramente sarà, a tutto questo terrore che provo da giorni. Mi avvicino molto lentamente al letto incriminato, alzo la lama... quella cosa, con una voce terrificante: "Non farlo o sarà peggio per tutti!!!".
Comincio a tremare, ma non ascolto quella voce stridula e con tutta la forza che ho in corpo colpisco al centro del petto quell'ombra che all'istante scompare.
Scompare.
Guardo il basso e vedo il pugnale conficcato nel mio petto.
Cado a terra.
Nell'attimo prima di morire mi viene il dubbio che quella cosa nel letto non sia stata altro che l'ombra di me stesso. Dubbio che rimarrà dubbio.
Molto probabilmente un altro attacco di follia ha colpito la mia persona.
Questa volta, però, la malattia della mia mente mi ha fatto perdere la vita.
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