Avati sulla funzione della Paura


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jophiel
«Shoggoth»
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MessaggioInviato: Lun, 20 Mar 2006 12:18    Oggetto: Avati sulla funzione della Paura   

Sul bel libro di Paolo Fazzini ("Gli artigiani dell'Orrore") ho trovato un'interessante intervista a Pupi Avati. La sua riflessione mi è venuta in soccorso su alcune questioni teoriche che riguardano la funzione della Paura, e in particolare la sua valenza pedagogica.
Vi riporto il passo di pagina 142:

"Il mio cinema veniva dalla favola contadina. Tutte le favole che mi venivano raccontate dalle mie zie erano tutte favole truculente che parlavano di persone senza una gamba, di morti che resuscitavano e si mangiavano tra loro. Questo accadeva perché l'educazione veniva impartita attraverso la paura. Era spaventando che si educava. Il deterrente perché i ragazzi diventassero dei bravi ragazzi era spaventarli. L'educazione è stata trasmessa, ma hanno ottenuto anche qualcosa che non avrebbero mai previsto: hanno ottenuto che questi ragazzi, attraverso la paura, hanno potenziato il loro immaginario. Ho notato che nel succedersi delle generazioni si verifica una progressiva caduta dell'immaginario personale, della propria fantasia, e credo che questo sia inversamente proporzionale al tipo di educazione che si riceve. Oggi, al contrario di ciò che accadeva ai miei tempi, la famiglia italiana tende a rassicurare molto i propri membri, li mette in guardia dalle minacce sociali più concrete, che possono essere rappresentate dal pedofilo o dal criminale di turno, con la conseguenza che i bambini non hanno più paura dei fantasmi, cioè di quelle cose che appartengono più alla fantasia che alla realtà. Noi invece riuscivamo a coltivare queste paure, e ciò significava credere in un altrove invisibile, astratto, che potenziava la soggettività e la fantasia."

Vi chiedo, cosa ne pensate?
Nosce te ipsum
(Per esplorare l'inconscio di Chuck Norris il suo psicanalista assolda delle guide sul posto.)
Enea
«Suppliziante»
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MessaggioInviato: Lun, 20 Mar 2006 13:14    Oggetto:   

Piccolo inciso: è vero, anche mia nonna mi terrorizzava sul fantasma della donna uccisa negli anni '20 nei pressi di casa mia (con 40 coltellate) . Quel sentiero esiste ancora: sembra incredibile ma c'è. Ci sono passato di nuovo un mesetto fa, e non vi nascondo che di notte fa molta paura.

Nello specifico: la paura può avere una funzione pedagogica, ma anche demagogica e coercitiva. La classica (anche se un po' semplicistica) analisi di Fromm per me è ancora valida. La paura spinge i popoli a fuggire dalla libertà e a sostenere le dittature. A livello familiare, penso che inculcare nei bambini paure irrazionali serva piuttosto a creare pregiudizi.
Diverso il discorso per il genitore che insegna ad affrontare e superare una paura. In questo caso il sentimento aiuta di certo a crescere e a fortificare.
In girum imus nocte et consumimur igni.
elvezio
«Abdul Alhazred»
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MessaggioInviato: Lun, 20 Mar 2006 13:32    Oggetto:   

Non so... Non mi trovo granchè d'accordo con Avati.

Per me è solo questione di sovraesposizione. Ormai stiamo bombardando i pargoli con ogni possibile immagine, fiaba, film, disegno, cartone, gioco... Ai miei tempi c'era Rodari, i Grimm, il signor Balestrieri (dio... incubi con quello), il pitecantropo e poco altro.

Oggi vai in libreria e il settore fiabe è molto più grande del settore horror per adulti, ci sono piccoli brividi, il bimbo si schiaffa sulla playstation e stermina zombi e fantasmi, gira i canali e vede i lupi mannari che gli menano ai vampiri a ogni ora, halloween è diventata una nostra festa tradizionale...

Un tempo un bambino quante volte all'anno incappava in un fantasma? 10? facciamo anche 20? Ora ha persino gli stickers fluorescenti col fantasma.... Naturale che si assuefano e bisogna scovare nuove vie, nuovi metodi...

Ed è anche una semplice mutazione, uno scarto dell'immaginario... Chi era che tempo fa mi ha raccontato che sua figlia ha riso sull'Esorcista mentre è stata terrorizzata da Sadako di Ring? Franz, mi sembra... E in fondo questo è un semplice mutamento di immagine, le due tizie in questione rivestono più o meno lo steso ruolo, a fine anni sessanta si aveva paura della bimba demoniaca (i giovani ci vedevano il terrore dell'adolescenza con tanto di crescita, squilibrio ormonale e psichico, brufoli e menarca mentre i padri ci vedevano la paura di sti giovani hippie ribelli che non riuscivano a capire, con i quali non si riusciva a parlare perchè parlavano letteralmente un'altra lingua...) ora si ha paura di Sadako (capelli sul volto, è la ragazzina timida e il terrore di vivere quella fase, esce dalla tv alla quale tutti i papà e mamme affidano il ruolo di babysitter ecc ecc), mi sembra solo una evoluzione dello stesso totem...

Meno si bombarda più, quando poi uso quel mostro, faccio effetto...


E cmq anche negli anni 50/60, a sentire King, si andava al cinema dei mostri e se ne rideva insieme agli amici lanciando il pop corn mentre si era genuinamente terrorizzati dai russi che riuscivano a lanciare lo sputnik prima degli americani...
Umberto70
«Segugio di Tindalos»
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MessaggioInviato: Lun, 20 Mar 2006 18:38    Oggetto:   

al di là del valore pedagogico della paura, mi sa che oggi i bambini li spaventi di più se minacci di togliergli la play station che se gli parli dell'uomo nero o degli spiriti, e poi oggi non ci sono più i nonni che terrorizzano con racconti di fantasmi, leggende o quant'altro, oggi la baby sitter è la televisione, con i suoi stereotipi tranquillizzanti e il lieto fine garantito.
CEROSKY
«Hellboy» Hellboy
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MessaggioInviato: Lun, 20 Mar 2006 20:18    Oggetto:   

elvezio ha scritto:

Ed è anche una semplice mutazione, uno scarto dell'immaginario... Chi era che tempo fa mi ha raccontato che sua figlia ha riso sull'Esorcista mentre è stata terrorizzata da Sadako di Ring? Franz, mi sembra... E in fondo questo è un semplice mutamento di immagine, le due tizie in questione rivestono più o meno lo steso ruolo, a fine anni sessanta si aveva paura della bimba demoniaca (i giovani ci vedevano il terrore dell'adolescenza con tanto di crescita, squilibrio ormonale e psichico, brufoli e menarca mentre i padri ci vedevano la paura di sti giovani hippie ribelli che non riuscivano a capire, con i quali non si riusciva a parlare perchè parlavano letteralmente un'altra lingua...) ora si ha paura di Sadako (capelli sul volto, è la ragazzina timida e il terrore di vivere quella fase, esce dalla tv alla quale tutti i papà e mamme affidano il ruolo di babysitter ecc ecc), mi sembra solo una evoluzione dello stesso totem...


Elv questa è la cosa più inteligente che ho sentito da tre mesi questa parte. Un analisi che mi è piaciuta un sacco. Very Happy
è interessante il paragone che fai tra le due figure (e i contesti sociali in cui sono nate) . Sarebbe interessante approfondire Very Happy
Asterione
«Buono Legnani» Buono Legnani
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Località: Crema
MessaggioInviato: Lun, 20 Mar 2006 20:51    Oggetto:   

Cavoli, si inizia con discussioni belle intense...ottimo!
Mi trovo d'accordo quas totalmente con il discorso di Avati.
Penso si debbano evidenziare almeno due livelli della paura. Uno è quello che ha descritto inizialmente Avati e che faceva parte del mondo contadino, della gente "semplice". Mi ci ritrovo molto, perché anche le due mie nonne (una molisana, l'altra toscana) mi raccantavano episodi della loro infanzia, con stregonerie, visioni diaboliche, fantasmi, premonizioni... Specialmente la mia nonna molisana, nata e cresciuta in un mondo superstizioso e intriso di magia popolare... E in effetti questa paura è più un contatto con l'altro, con ciò che non è reale, con un mondo metafisico e sovrannaturale.
C'è poi l'altra paura che ha descritto anche Avati, che è quella più sociale, a volte imposta... Non credo sia una cosa della nostra epoca, penso ci sia sempre stata. Queste due paure sono sempre esistite assieme. Sono due aspetti della grande dimensione della paura.
Sono anche abbastanza d'accordo sul fatto che la prima paura possa accentuare la fantasia. Ma non credo che oggi sia scomparsa e abbia lasciato posto a quella sociale o "politica". Come ha detto Elv, si è evoluta, ha cambiato i propri soggetti e i modi.
E poi anche molte figure come streghe o demoni della paura popolare nascondono dietro messaggi sociali...

In conclusione, mi è venuto in mente il film "The Village", che è un film sulla paura... Qui si descrive proprio la funzione di controllo sociale della paura, in questo caso imposta. QUi mi ritrovo con il discorso di Enea.
Univers
«Cthulhu»
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Località: Los Angeles dei precari
MessaggioInviato: Mar, 21 Mar 2006 13:09    Oggetto:   

elvezio ha scritto:
Non so... Non mi trovo granchè d'accordo con Avati.

Per me è solo questione di sovraesposizione. Ormai stiamo bombardando i pargoli con ogni possibile immagine, fiaba, film, disegno, cartone, gioco... Ai miei tempi c'era Rodari, i Grimm, il signor Balestrieri (dio... incubi con quello), il pitecantropo e poco altro.

Oggi vai in libreria e il settore fiabe è molto più grande del settore horror per adulti, ci sono piccoli brividi, il bimbo si schiaffa sulla playstation e stermina zombi e fantasmi, gira i canali e vede i lupi mannari che gli menano ai vampiri a ogni ora, halloween è diventata una nostra festa tradizionale...

Un tempo un bambino quante volte all'anno incappava in un fantasma? 10? facciamo anche 20? Ora ha persino gli stickers fluorescenti col fantasma.... Naturale che si assuefano e bisogna scovare nuove vie, nuovi metodi...

Ed è anche una semplice mutazione, uno scarto dell'immaginario... Chi era che tempo fa mi ha raccontato che sua figlia ha riso sull'Esorcista mentre è stata terrorizzata da Sadako di Ring? Franz, mi sembra... E in fondo questo è un semplice mutamento di immagine, le due tizie in questione rivestono più o meno lo steso ruolo, a fine anni sessanta si aveva paura della bimba demoniaca (i giovani ci vedevano il terrore dell'adolescenza con tanto di crescita, squilibrio ormonale e psichico, brufoli e menarca mentre i padri ci vedevano la paura di sti giovani hippie ribelli che non riuscivano a capire, con i quali non si riusciva a parlare perchè parlavano letteralmente un'altra lingua...) ora si ha paura di Sadako (capelli sul volto, è la ragazzina timida e il terrore di vivere quella fase, esce dalla tv alla quale tutti i papà e mamme affidano il ruolo di babysitter ecc ecc), mi sembra solo una evoluzione dello stesso totem...

Meno si bombarda più, quando poi uso quel mostro, faccio effetto...


E cmq anche negli anni 50/60, a sentire King, si andava al cinema dei mostri e se ne rideva insieme agli amici lanciando il pop corn mentre si era genuinamente terrorizzati dai russi che riuscivano a lanciare lo sputnik prima degli americani...


Mmm... interessante... quindi secondo te ai giovani di oggi o comunque alle "nuove" generazioni, è sempre più difficile incontrare la Signora Paura?
Il sovrannaturale comprende il colore generale e l'accento, vale a dire intensità, sonorità, limpidezza, capacità di vibrazione, profondità e risonanza nello spazio e nel tempo.
elvezio
«Abdul Alhazred»
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MessaggioInviato: Mar, 21 Mar 2006 20:10    Oggetto:   

Difficile se sfrutti vecchie vie e antichi totem ormai lisi... Bisognerebbe metterli di fronte all'insolito, a robe che non possono incontrare ogni volta che svoltano l'angolo o accendono il cellulare... Nuovi mostri e svecchiare quelli antichi... Sembra difficile ma è ciclicamente facile... Per esempio ho visto qualche giorno fa il remake di The Hills Have Eyes: Aja ha fatto dormire il primo tempo per poi scatenarsi nel secondo ma ha messo su un carrozzone di freaks che rischia di colpire più chi si ricorda ancora parole come diossina o talidomide piuttosto che il 16enne d'oggi che andrà al cinema e dell'idrocefalo al massimo dirà "Ammazza che testone che tiene quello! Uccidilo! Yeah!"...
jophiel
«Shoggoth»
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MessaggioInviato: Gio, 23 Mar 2006 12:08    Oggetto:   

Personalmente mi sono sempre ribellato all'idea dell'orrore da bassa macelleria, in cui non sono presenti elementi "fantastici" di alcun tipo, che si risolve nel tizo che squarta perché gode nel farlo. La trovo una deriva artistica piuttosto infame, la degenerazione di un genere che ha una funzione superiore. (Inutile dire che questa considerazione è estremamente IHMO.)
Io penso che instillare attraverso la Paura l'idea dell'insolito, dell'oltreumano, abbia una funzione che definirei sacra, perché innesca sentimenti e aspirazioni che sono il seme di una personale evoluzione.
Non prendetemi per esaltato: pensare che nell'universo esistano esseri diversi da noi, ostili o amici, con i quali conviviamo senza renderci conto, secondo me costituisce uno stimolo a superare le nostre limitazioni sensoriali, ad attivare ed estendere positivamente la funzione "Immaginazione", a postulare l'idea di un cosmo organico e senziente.
Mi sto spingendo troppo oltre?
Nosce te ipsum
(Per esplorare l'inconscio di Chuck Norris il suo psicanalista assolda delle guide sul posto.)
elvezio
«Abdul Alhazred»
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MessaggioInviato: Gio, 23 Mar 2006 12:19    Oggetto:   

No, no, hai ragione... Ci ha provato a farlo HPL e altri con lui, anche al cinema, ma deve essere difficile a quanto pare visto che in pochi ci riescono. Secondo me solo perchè si pongono dei limiti fin dal concepimento degli script, ormai non è più (non lo è m,ai stata) questione di difficoltà tecniche o realizzative...

E sì che quando ci prova gente seria come Carpenter i risultati sono notevoli...
Dandy Rotten
«Shoggoth»
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MessaggioInviato: Gio, 15 Giu 2006 21:18    Oggetto:   

Le fiabe da sempre incutono paura, anche perchè non sono nate in chiave educative e per i bambini, ma per gli adulti e allo scopo di spaventarli... perchè spaventarli? Mah... forse ci si ricollega alla tesi di Fromm che la paura porta i popoli verso gli assolutismi, e quindi l'informazione, esattamente come avviene oggi con i mass media, porta gli individui a temere un qualcosa che loro stessi non sanno bene definire e che di volta in volta identificano con lo straniero, con la malattia, con l'animale o l'insetto (immigrazione, zanzare tigre, pittbull, terroristi, mucca pazza, influenza aviaria, sars... potrei continuare per ore senza aver finito), tuttavia essendo queste, paure che nascono da fatti reali e soprattutto attuali, sono difficili da scacciare, a differenza della paura dei mostri, delle streghe, dei licantropi ecc... i quali, all'epoca in cui si era assolutamente convinti, che fossero reali, funzionavano come spauracchio per le masse, con il risultato della cieca obbedienza.
Mio padre che alla mia nascita era già un quarantenne, e che quindi si è vissuto in pieno il passaggio dalla società contadina a quella industriale, dice che quando era bambino, ma anche dopo, non avendo tutti la televisione, dopo la cena ci si riuniva intorno al tavolo a raccontarsi storie soprannaturali, usanza andata avanti probabilmente fino ai '60-'70, datpo che ancora nel '56, all'uscita del primo "Dracula", della Hammer, quelli che non si erano vissuti l'epoca di Lugosi, e che non avevano letto il libro di Stoker, erano assolutamente convinti che Dracula fosse un personaggio vivente o almeno vissuto (e parlo del vampiro, non di Vlad l'impalatore).
Vicino al suo paese nativo (campagne della Bassa Padana, non lontano da dove si svolge "La casa dalle finestre che ridono"), e dove è nata e cresciuta pure mia madre, c'è ancora una piccola cappella, su di una strada un po' malandata, e da cui tutti avevano il terrore a passarvi dop una certa ora perché a quanto si diceva "i's fa vedar", cioè "si fanno vedere"... chi si faceva vedere? I fantasmi naturalmente, che si aveva addirittura la paura di nominarli, non so se il timore era quello di vederli apparire o quello di venire etichettati come ignoranti, forse entrambe la cose, ho visto più volte questo luogo, un po' inquietante lo è, ma nulla di più, eppure, mia madre mi ha confessato che ancora oggi, a passare da quei luoghi un senso di inquietudine lo prova ancora, ma del resto èsempre stata più incline a credere alle superstizione di mio padre che è estremamente razionale.
Counque, se il discorso di Avati è valido, e cioè che la paura è un'arma a doppio taglio, dato che la Santa Inquisizione ha gettato le basi per il futuro romanzo gotico, così come le favole contadine hanno creato film e racconti da brivido, forse un domani ci sarà chi si servirà delle grandi paure collettive di oggi per creare arte. Chissà...

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