Tutto quel nero


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Ghoul
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MessaggioInviato: Gio, 13 Ott 2011 15:12    Oggetto: Tutto quel nero   

“Tutto quel nero” è un romanzo supportato da un valido lavoro di ricerca e conoscenza delle fonti, anche se, essendo tutto miscelato fluidamente in un’unica storia, talvolta la commistione tra realtà e finzione romanzesca può creare un effetto disorientante nel lettore. Cristiana Astori gioca anche su questo, alternando i vari momenti della narrazione con flashback creati ad arte che come sortilegi intrattengono il lettore rievocando e stravolgendo altre immagini e altre storie (secondo lo stile di un noto regista inglese dal tono di voce particolarmente flemmatico...).
Alcune scene, specialmente, sono fresche e vivide e risentono evidentemente dell’istinto e della passione per il cinema che Cristiana dimostra dosando con attenzione le parole al posto della cinepresa per coinvolgere il lettore/spettatore. La storia, infatti, ha un impianto strutturato in modo tale che, affidata nelle mani di un bravo regista, potrebbe benissimo costituire essa stessa materia per un’interessante pellicola cinematografica d’impronta noir surrealista magari.
Lo stile del libro è chiaro e scorrevole. A tratti è presente una ripetitività un po’ eccessiva nel ricorrere di determinate immagini ed espressioni (soprattutto all’inizio). Non mancano riuscite scene d’azione, ma sicuramente i dialoghi, come in ogni giallo, sono l’elemento principale attraverso cui si sviluppa l’intreccio. Pregevoli e da segnalare anche alcuni paragrafi di descrizioni vere e proprie che affiorano qua e là nel testo, mettendo in luce le qualità più letterarie di questa autrice che evocano in chi legge atmosfere mystery più sottili, disperse in una quotidianità rarefatta.
Concordo con Cristiana Astori quando definisce “Tutto quel nero” un giallo anche se gli spunti e le suggestioni dark che avrebbero potuto condurre la trama verso una più semplice e/o semplicistica deriva horror o fantastica tout court non mancano affatto. Del resto, anche Arthur Conan Doyle, autore di un’opera come “Il mastino di Baskerville”, a dispetto del razionalismo che adoperava sia in qualità di medico che di scrittore-creatore del più celebre detective del mondo, non disdegnava affatto di ‘colorare’ alcuni dei suoi racconti con elementi propri dell’armamentario gotico e soprannaturale, anzi se ne giovava.
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