Visto che ci sono inserisco un altro raccontino che ho scritto un paio di anni fa
Il piacere.
Che cos’è il piacere? Lo dice la parola stessa, il piacere è una cosa bella, una cosa emozionante, una cosa allettante. Nella mia vita ho sempre amato provare piacere, ma in quella maledetta calda notte d'estate dovetti ricredermi. Fu allora che cominciò l'incubo che mi costò la perdita di braccia e gambe.
Non ero ancora del tutto addormentato ne del tutto sveglio, ero in quello stato che colpisce una persona troppo stanca per riuscire ad addormentarsi ma anche per stare sveglia. Fatto sta che quella notte cominciai a provare dentro di me un grande piacere fisico che non riuscivo a controllare, era una cosa del tutto assurda, provavo piacere senza far nulla. Sentivo un formicolio che mi faceva provare forte prurito in tutto il corpo, più mi toccavo per grattarmi più il piacere aumentava inspiegabilmente. Ad un certo punto quella sensazione fu talmente forte che cominciai a preoccuparmi sul serio.
Erano passate circa tre ore dall’inizio di quella sensazione incontrollabile. A quel punto cominciai a disperarmi, piangevo come un bambino. Scesi dal letto, camminai per il mio appartamento, urlavo, mi dimenavo.
Ero disperato.
Il piacere che provavo non era solamente concentrato sui genitali ma si diffondeva in tutto il corpo, soprattutto sulle mani, sulle braccia, sui piedi e sulle gambe. Ad un certo punto per poco non svenni; provare continuamente piacere è una cosa veramente terribile che non ti lascia un attimo di pace. Il respiro si fa affannoso, ti manca l’aria, non riesci a fare nulla, ti scappano urla, gemiti, le lacrime ti scendono e ti bagnano il viso.
Non ce la facevo più.
Ero in una situazione veramente critica, disperata. Che cosa potevo fare?
Cercai di mettermi tranquillo e mi sdraiai sul divano. Tutto il corpo mi tremava, non riuscivo a controllare i miei movimenti. Se questa cosa sarebbe continuata ancora a lungo sarebbe stata la fine per me. Normalmente un uomo prova l’apice del piacere non per molto, per pochi secondi; ma cazzo era da più di tre ore che provavo questa cosa ed ero sicuro che il mio cuore non avrebbe retto ancora a lungo.
Mi spogliai completamente, mi guardai il corpo, era tutto normale, con la sola differenza che mi si era formata dappertutto la cosiddetta pelle d’oca. Le mani mi tremavano, me le guardavo e tremavo pure io, ma dalla paura. Non sapevo che fare, la mia mente cominciava a non ragionare più, la pazzia stava incombendo.
Dopo qualche minuto tutto quel terribile piacere si concentrò sulle braccia e sulle gambe. C'era sicuramente qualcosa di sbagliato in me. Forse ero vittima di una maledizione... no, le maledizioni non esistono, sono solo ipotesi assurde che si pongono le persone deboli che non sanno ragionare e accettare i propri problemi. Ma io come facevo a ragionare? Come facevo a trovare un qualcosa di sensato in quello che mi stava accadendo? Ero inerme in una situazione ai limiti del fantastico.
Mi alzai di colpo, facevo una terribile fatica a muovermi e a controllare i miei movimenti; mi diressi con fatica verso il bagno e a stento riuscii ad aprire l’acqua calda del rubinetto. Mentre aspettavo che la vasca si riempisse cominciai a piangere, piangevo, pensavo perché a me, pensavo com’era possibile una cosa del genere.
Ma i mia pensieri si interruppero subito.
Urlai, quel terribile piacere, quell’orgasmo eterno si stava facendo sempre più forte. Dopo pochi minuti la vasca era piena d’acqua, d’acqua bollente. Mi buttai dentro pensando che tutto quel forte calore potesse eludere il piacere. Una volta dentro non ce la feci a trattenere le urla, mi stavo ustionando, il piacere non cessava e in più la mia pelle cominciava a divenire rossa, estremamente rossa. Uscii subito dalla vasca, scivolai e andai a sbattere la spalla contro il muro. Se una persona mi avesse visto in quello stato sarebbe sicuramente rimasta colpita se non traumatizzata.
Ero sempre a terra, abbassai lo sguardo, avevo il pene in erezione ma il piacere non proveniva da lì, lo sentivo nelle braccia, nelle mani, nei piedi... nelle gambe. Tutto il mio corpo era rosso fuoco, era ustionato e in più la spalla mi doleva molto a causa della forte botta.
Non ce la facevo più.
A malapena mi riuscii ad alzare, tremavo, zoppicavo, piangevo, urlavo, gemevo. Non potevo continuare così. Mi diressi verso il secondo bagno e lì, sempre con mano tremante, presi il rasoio da barbiere che tenevo in un cassetto. Mi sdraiai a terra, quel piacere era troppo forte, troppo.
Troppo.
Sarei morto se non fossi subito intervenuto drasticamente. Presi uno spago e me lo legai attorno alla coscia di entrambe le gambe a livello dei genitali. Con mano tremante cominciai a tagliarmi la gamba, il dolore era insopportabile, ma urlando continuai. Il sangue usciva molto velocemente e a quella visione pensai che per me fosse veramente la fine. Continuavo a tagliarmi la gamba destra finché non raggiunsi l’osso, dovetti usare tutte le mie forze per romperlo e continuare a tagliare. Urlavo, quel dolore era insopportabile ma l’immenso piacere che provavo eludeva tutto il resto. Era una cosa terribile, assurda. Ci misi più di cinque minuti a tagliarmi e a staccarmi entrambe le gambe. Dopo poco anche il braccio sinistro era a terra, mi mancava solo il destro per completare la mia opera di distruzione, ma che dico: di salvezza. In quel momento, anche se stavo morendo dissanguato e anche se avevo perso le gambe e il braccio sinistro, ero felice, felice perché il piacere si era tutto concentrato sul braccio rimanente. Ciò stava a significare che quello che pensavo era giusto. Mi misi il rasoio in bocca e con un impeto incredibile cominciai a tagliarmi anche il braccio destro.
Ero a terra, le lacrime mi uscivano dagli occhi, avevo paura ma sul mio volto era stampato un sorriso, vidi che lentamente il mio pene stava tornando normale, quel piacere eterno era scomparso per sempre. Gli occhi mi si stavano per chiudere, non avevo più forze, era un tronco umano in un mare di sangue. Prima di svenire vidi una cosa che non potrò mai dimenticare. I miei arti tagliati...
I miei arti tagliati fremevano... si muovevano... tremavano! Era come se fossero ancora vivi, era come se dentro di loro ci fosse qualcosa.
Svenni.
Qui finisce la mia storia, ho avuto una fortuna sfacciata a non essere morto. I vicini di casa sentendo le mie urla chiamarono la polizia e loro mi trovarono in quello stato. Un'ambulanza arrivò all'istante e fortunatamente i medici riuscirono a bloccare il sangue.
Ora sono qui in questo lettino d’ospedale, non ho più ne le braccia ne le gambe: sono un tronco umano, ma sono vivo.
Sono vivo.
Non voglio pormi domande su cosa mi è successo, su cosa fosse stato quel piacere malefico che ho provato. Ora sono qui e basta, non voglio pensare ad altro.
Il sole sta tramontando, lentamente sta scomparendo dietro la montagna.
Arrivò la sera.
Notte.
Buio.
Apro gli occhi di colpo.
Il cuore comincia a battermi all'impazzata.
Sento uno strano formicolio provenire dalla mia fronte.