Il segreto


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MissScarlett
Larva
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MessaggioInviato: Mer, 17 Dic 2008 21:35    Oggetto: Il segreto   

“Non sono mai stata popolare come i miei amici. Mia madre è convinta che non ci sia nulla di sbagliato nell’essere diversi, io, invece, credo che esistano dei confini, e che non debbano essere superati. Fingere di avere una vita serena, normale e tendenzialmente stabile, è come indossare un vestito troppo stretto. Alla fine, i bottoni saltano. Perciò ho deciso che non ci saranno segreti fra noi, Patricia cara. Se vuoi diventare mia amica, dovrai rispettare delle condizioni, e se non lo farai, potresti pentirtene amaramente”.
Patricia, una ragazza mingherlina dai capelli color grano e gli occhi azzurro cielo, soppesò le parole della strana ragazza che le stava di fronte. La conoscevano tutti, in quella scuola. Il suo nome era Linette e quando passeggiava per i corridoi, difficilmente si rimaneva indifferenti. Era di una bellezza statuaria, perfetta, in grado di calamitare l’attenzione di tutti e di tutto. Nessuno, tuttavia, riusciva a essere suo amico.
“Non lo so, ” disse Patricia, dubbiosa. “Ho come l’impressione che tu non sia sincera”.
“Se tu mi darai la tua parola, giuro che saprai tutto quello che c’è da sapere su di me”.
Interessante, pensò Patricia. L’offerta di Linette era l’occasione ideale per ottenere informazioni. Il modo più semplice per toglierla di mezzo e riconquistarsi il titolo di ragazza più carina della scuola. Sarebbe bastato un articolo ben scritto.
“Okay allora”.
Si strinsero la mano, e in quel gesto Linette intravide qualcosa. Un lampo, un bagliore lontano nel viso di Patricia. Nulla di buono comunque. Senza far trasparire alcun tipo di emozione, si voltò di scatto, e corse lungo il corridoio deserto, verso la porta della sua classe. Patricia chiuse l’anta del suo armadietto e si avviò a passo deciso nell’aula di scienze, riflettendo su quanto fosse bizzarro il comportamento di quella ragazza e su come poter definire la loro neoamicizia. Sorrise, enigmatica, e già si preparava a festeggiare il suo trionfo.


***

Linette non riusciva a concentrarsi. I suoi occhi erano puntati sulle labbra del professore, che si muovevano veloci, ma la sua mente era altrove. Fare amicizia con un’altra ragazza della scuola, per di più sconosciuta, era stata una pessima idea. Mettere a repentaglio il suo equilibrio per cosa? Per sentirsi simile a loro? Stentava a credere che l’avesse fatto davvero. Che avesse promesso di confessare il suo segreto a una stupida ragazzina. Questo era sbagliato, sua madre l’avrebbe punita. Linette non aveva mai parlato con il resto della gente perché sapeva di non farne parte, e adesso che ci aveva provato, si era resa conto di aver rischiato troppo. Le conseguenze potevano essere atroci.
Un ticchettio leggero dietro la spalla.
“Ehy, Linette?”. Era il timbro inconfondibile di Roger, mister muscolo come lo chiamavano a scuola, seduto dietro di lei. Un seccatore nato. “Linette?”.
Girò la testa, piano, e lo fulminò con uno sguardo. “Che cosa vuoi?”.
“Sei libera stasera?”.
Attorno al banco di Roger si alzò un coretto di risate soffocate. I suoi amici idioti. Ecco un'altra buona ragione per cui Linette non parlava con nessuno. Si morse il labbro, cercando di restare calma, e chiuse gli occhi. Respirò lentamente e ritornò a guardare il professore.
Un altro ticchettio.
“E dai Linette, una volta ogni tanto puoi chiedere alla mammina di toglierti le catene”.
Il volume delle risate aumentò di qualche tono. Evidentemente, era stato scritto un copione per quella patetica scenetta. Anche Roger rise di gusto della sua squallida battuta. Linette, invece, non ci trovò nulla di divertente.
Sbatté un pugno sul banco del compagno.
La classe si azzittì. Il professore lasciò la frase a metà. Il gesso che teneva in mano cadde a terra.
“Tu... ” sussurrò a denti stretti Linette. La sua rabbia era incontenibile adesso. Si sforzò al massimo per non perdere il controllo e si costrinse a uscire dalla classe, con le gambe che le tremavano e la testa che le scoppiava. “Non finisce qui Roger”.
La porta si chiuse, inghiottendo anche la sua figura. Linette si precipitò verso l’uscita, con il fiato corto e il cuore in gola. Gli occhi le bruciavano di lacrime, ma non ci badò. Desiderava tornare a casa, il suo rifugio. Desiderava con tutta se stessa vendicarsi degli oltraggi, le offese e le ingiurie ricevute. E per farlo, le occorrevano gli strumenti adatti. L’edificio scolastico sfumò alle sue spalle, lasciando il posto ai negozi, alle vie trafficate, ai giardini con le panchine, al mini parco giochi del paese, ai supermercati e ai bar. Linette scorse il cancello in ferro battuto della sua villetta, e il suo cuore fece un salto di gioia. I piedi erano in fiamme, la gola riarsa, le orecchie le pulsavano per il freddo. Era il 4 Dicembre, l’inverno aveva calato un velo di gelo. Linette raggiunse la sua abitazione, vi entrò, e si chiuse la porta alle spalle con un tonfo. Ansimava. Si piegò, appoggiando le mani sulle ginocchia, e aspettò che il respiro le tornasse regolare. Il ticchettio dell’orologio era l’unico rumore nella casa. La mamma non c’era, probabilmente era andata a una delle sue solite riunioni. Linette scese in cantina, il loro laboratorio sotterraneo. La stanza era buia e puzzava di umidità e zolfo. Prese una scatoletta di fiammiferi e accese un paio di lumini. L’ambiente prese un’altra forma. Sembrava pervaso da un alone di mistero e tenebre, l’inquietudine era palpabile. Linette si avvicinò a un tavolo circolare, pieno di cianfrusaglie varie, e afferrò un oggetto. Rovistò all’interno di una cassettiera ed estrasse un contenitore di plastica trasparente. Ogni volta che lo agitava, produceva un tintinnio argentino. Le dita delle mani iniziarono a sudarle non appena svitarono il coperchio della scatola. Linette ricacciò un nodo che aveva in gola. Si stropicciò gli occhi ed espirò due volte. Dal contenitore prese uno spillo appuntito, abbastanza lungo da poterlo impugnare, e lo sistemò sul tavolo, assieme all’oggetto che reggeva nell’altra mano. Poi, andò alla ricerca di un pennarello. Frugò nelle tasche della sua felpa, dove sapeva che infilava sempre qualche penna, e ne trovò una nera. Si disse che andava bene. Scarabocchiò qualcosa sull’oggetto e recitò alcune frasi sottovoce. Il cuore aveva ripreso a batterle forte, e la testa le girava. Prese lo spillo dal tavolo, e con l’oggetto stretto nell’altra mano, parlò.
“Compio questo sacrificio in onore del mio dio. Una vittima immolata in cambio della mia felicità,” la voce le tremò. Per un breve istante, Linette abbassò lo sguardo sulle mani e si sentì in colpa. Stava per fare qualcosa di terribile, qualcosa legato alla magia. Dopotutto, lei era ciò che era, e non poteva cambiare il suo destino. C’erano delle regole da osservare, la mamma glielo aveva ripetuto un sacco di volte. Condizioni essenziali affinché la magia potesse essere praticata. Essere una strega non era poi così semplice. Linette, tuttavia, agiva per il bene, e questo bastava a incoraggiarla. “Dammi la forza, dammi il coraggio, perché sola non resti in questo mio viaggio”. Una mano si avvolse attorno allo spillo, sollevandosi, l’altra, tenne salda la presa sull’oggetto, un pupazzetto di stoffa imbottito, con il nome di Roger scritto a penna sul ventre. Roger, solo il primo di una lunga lista.
“Preparati a sentire dolore,” furono le ultime parole della ragazza. Poi, la punta dello spillo si conficcò deciso sulla coscia destra del pupazzo, e qualcuno, nell’aula della scuola, gridò.
Giuggiola
Larva
Messaggi: 17
MessaggioInviato: Dom, 07 Giu 2009 13:20    Oggetto:   

La storia è interessante, originale il rito vudù. Alla fine io mi sarei aspettata una creatura (come un mostro o qualcosa del genere), che avrebbe fatto una strage perdendo le staffe. Infatti Linette appare un pò irascibile e irritabile. Quindi il fatto che sia una strega, a mio parere, è inaspettato. Il testo è scorrevole, in particolare nella seconda parte. Nella prima parte, se mi è concesso, cambierei qualche segno di punteggiatura.

“Non sono mai stata popolare come i miei amici (osservazione: a scuola lei ha amici? Più avanti dici che "non parla con nessuno" o che "nessuno riusciva ad esserle amico", questa potrebbe apparire come una contraddizione). Mia madre è convinta che non ci sia nulla di sbagliato nell’essere diversi. Io, invece, credo che esistano dei confini, e che non debbano essere superati. Fingere di avere una vita serena, normale e tendenzialmente stabile, è come indossare un vestito troppo stretto: alla fine i bottoni saltano. Perciò ho deciso che non ci saranno segreti fra noi, Patricia cara. Se vuoi diventare mia amica, dovrai rispettare delle condizioni e, se non lo farai, potresti pentirtene amaramente”.
Patricia, una ragazza mingherlina dai capelli color grano e gli occhi azzurro cielo, soppesò le parole della strana ragazza che le stava di fronte. La conoscevano tutti, in quella scuola. Il suo nome era Linette e, quando passeggiava per i corridoi, difficilmente le si rimaneva indifferenti. Era di una bellezza statuaria, perfetta, in grado di calamitare l’attenzione di tutti e di tutto. Nessuno, tuttavia, riusciva a essere suo amico.
“Non lo so, ” disse Patricia, dubbiosa. “Ho come l’impressione che tu non sia sincera”.
“Se tu mi darai la tua parola, giuro che saprai tutto quello che c’è da sapere su di me”.
Interessante, pensò Patricia. L’offerta di Linette era l’occasione ideale per ottenere informazioni. Il modo più semplice per toglierla di mezzo e riconquistarsi il titolo di ragazza più carina della scuola. Sarebbe bastato un articolo ben scritto.
“Okay allora”.
Si strinsero la mano, e in quel gesto Linette intravide qualcosa. Un lampo, un bagliore lontano nel viso di Patricia. Nulla di buono comunque. Senza far trasparire alcun tipo di emozione, si voltò di scatto. Corse lungo il corridoio deserto, verso la porta della sua classe.
Patricia chiuse l’anta del suo armadietto e si avviò a passo deciso nell’aula di scienze, riflettendo su quanto fosse bizzarro il comportamento di quella ragazza e su come poter definire la loro neoamicizia. Sorrise, enigmatica, e già si preparava a festeggiare il suo trionfo.

Ti ho dato un'opinione oggettiva, credo che sia ciò che ogni scrittore vorrebbe. Spero che apprezzerai i suggerimenti, altrimenti tieni la storia come meglio preferisci. Comunque complimenti, riesci a mantenere l'attenzione del lettore fino alla fine.
Mi piacerebbe leggerne il seguito!!! (Sempre che ci sia) Wink

A presto!!!
Ciao Twisted Evil
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