Uomo pongoide


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Adres_DC
Segugio di Tindalos
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MessaggioInviato: Gio, 19 Mar 2009 00:43    Oggetto: Uomo pongoide   

Negli ultimi gorni ho iniziato ad interessarmi di criptozoologia, ovvero la scenza derivata dalla zoologia che studia gli animali di cui non è provata l'esistenza. (Cripto=nascosto). Questi animali si dividono in criptidi terrestri e criptidi acuatici, ma un altra branca della criptozoologia e l'omonologia che si dedica allo studio di primati di cui la scenza non riconosce l'esistenza, come ad esempio lo yeti o il bigfoot per citare gli esempi più famosi. Proprio di questo vi voglio parlare, perchè ho letto diversi articoli con storie e testimonianze davvero interessanti che farebbero pensare che in luoghi inaccessibili come alte montagne o fitte giungle esistano degli uomini villosi e primitivi (detti anche uomini scimmia) di cui noi ignoriamo l'esistenza. se l'argomento vi interessa vi consiglio di leggere l'articolo che vi ho riportato qui sotto che pur essendo un po lungo è estremamente interessante:

fonte: www.criptozoo.com


Uomo pongoide

Quella che avrebbe potuto rivelarsi la svolta decisiva per la risoluzioni dell'enigma dell'uomo selvatico ebbe inizio il 12 dicembre del 1968 e coinvolse due ben noti ricercatori di fama internazionale.
Lo zoologo americano Ivan Sanderson ricevette una curiosa telefonata dal signor Terry Cullen di Milwaukee, erpetologo, che lo informava del fatto che alla fiera annuale dell'International Livestock Exposition's di Chicago, nel periodo dal 28 novembre al 7 dicembre, un girovago di nome Frank D. Hansen, aveva esposto quello che sembrava essere il cadavere di una sorta d'ominide peloso, conservato all'interno di uno spesso blocco di ghiaccio. Alcuni particolari elencati da Cullen sembravano fare intravedere l'eventualità che il misterioso presunto cadavere non fosse un manichino o un artefatto ricavato ad arte utilizzando parti del corpo di diversi animali, come sono soliti fare alcuni artigiani orientali. Così Sanderson decise di investigare personalmente sull'accaduto avvalendosi dell'aiuto dello zoologo belga e “padre” della criptozoologia Bernard Heuvelmans, che ai quei tempi si trovava negli States, diretto verso il Sud America, per studiarne i mammiferi in via d'estinzione.

Per tre giorni consecutivi, il 17, il 18 e il 19 dicembre dello stesso anno, Heuvelmans e Sanderson esaminarono scrupolosamente il cadavere, senza però potere estrarlo dalla teca di ghiaccio nella quale era contenuto e scrissero un articolo scientifico che fu pubblicato nel bollettino del Royal des Sciences Naturelles de Belgique: le conclusioni di tale articolo sembravano lasciare ben pochi dubbi all'eventualità che il misterioso corpo congelato potesse essere un falso, propendendo nettamente a favore della sua autenticità : di seguito ne riassumeremo i contenuti, per potere dipingere un quadro più completo possibile di ciò che i due zoologi si trovarono di fronte.

Il corpo era conservato in un blocco di ghiaccio rettangolare chiuso in una teca di vetro e risultava soltanto parzialmente visibile per due importanti ragioni : per prima cosa una considerevole sezione di ghiaccio si era ricristallizzata in lastre opache, mentre in secondo luogo c'era una consistente emanazione di gas proveniente dal cadavere, espulso tramite gli orifizi ed i pori della pelle. Questo rendeva difficile ispezionare i dettagli, tuttavia, grazie all'utilizzo di potenti faretti diretti alla base del blocco, il corpo si rendeva visibile molto più chiaramente e ciò ne permise una sua successiva ricostruzione grafica. Il cadavere era alto circa 180 cm, in stato di putrefazione ed impregnava l'aria di un odore acre, tipico della carne dei mammiferi in disfacimento.

Il volto della creatura possedeva una pelle giallastra, ed era relativamente privo di peluria, fatta eccezione per una traccia di peli che correvano lungo il labbro superiore, ma più simili alle vibrisse dei gatti piuttosto che a dei veri e propri baffi. Attorno alla bocca vi erano una serie di pieghe e rughe dall'aspetto estremamente naturale, che colpirono molto i due ricercatori. Da un lato erano visibili due piccoli denti, il canino superiore destro ed il primo premolare, che non avevano caratteristiche scimmiesche. Le cavità oculari apparivano inaspettatamente rotonde e grandi, ma i globi erano fuoriusciti da esse, Heuvelmans riuscì a scorgerne uno vicino al lato sinistro della guancia della creatura. Dalla cavità oculare sinistra era ben visibile una considerevole fuoriuscita di sangue rosso: ciò poteva dimostrare che il cadavere era stato congelato artificialmente, dopo l'uccisione dell'esemplare in vita. Il naso era la caratteristica più insolita del volto, rivolto verso l'alto come quello di un cane pechinese, con due grosse narici perfettamente rotonde poste in direzione del piano generale del volto. Altri particolari della testa non erano ben visibili, poiché solo la faccia emergeva chiaramente dal ghiaccio. Il torace era massiccio, di una curiosa forma a barile, dotato di spalle larghe e si assottigliava soltanto in prossimità delle anche e non della vita. Non c'erano tracce evidenti di muscoli pettorali ed i capezzoli erano piuttosto distanti e posti ai lati. Il collo era soltanto abbozzato, soltanto pochi centimetri ricoperti da peli, nonostante la testa fosse rivolta all'indietro.

La peculiarità più insolita era però rappresentata dalla conformazione e dall'allineamento delle clavicole: diversamente dagli esseri umani, erano rivolte verso l'alto ed entravano in contatto sopra il collo, di modo che, osservandolo dal basso verso l'alto, il torace appariva grasso e rigonfio come quello di un'oca. Le braccia sembravano massicce, ma dovevano essere in realtà piuttosto snelle, perché ricoperte da un fitto pelame più lungo di quello visibile nelle restanti parti del corpo. Il braccio sinistro, curiosamente piegato al di sopra della testa, presentava un'evidente frattura dalla quale era fuoriuscito del sangue. Le mani rappresentavano la più evidente ed insolita caratteristica morfologica del campione, lunghe 26 cm e larghe 12, con il dorso ricoperto da fitta peluria. Gli elementi più caratteristici erano i pollici, che apparivano totalmente all'opposto di quelli degli esseri umani: esili e piuttosto lunghi, sembravano assottigliarsi in prossimità dell'unghia piuttosto che espandersi, le dita erano inoltre poco differenziate e quasi tutte della stessa lunghezza.

Le gambe apparivano ricoperte da fitto pelame che ne nascondeva i dettagli e l'effettiva robustezza, le ginocchia erano prominenti, ricoperte da pelame molto corto e rado, erano rosee e dotate di una rotula tipicamente umana. I piedi, larghi 20 centimetri, sembravano sproporzionati rispetto alla loro lunghezza, che non poté essere misurata con precisione. Le dita, incredibilmente, avevano tutte le medesime dimensioni, tanto che non apparivano vistose differenze nemmeno tra il mignolo e l'alluce, che non era opponibile. La pianta del piede era di colore rosa e possedeva una sorta d'appendici bulbose, le unghie apparivano giallastre.

Una descrizione generale della disposizione dei peli dell'esemplare non fu possibile per due importanti ragioni, per prima cosa soltanto un terzo di questi erano chiaramente visibili attraverso il blocco di ghiaccio, questa porzione fortunatamente, apparteneva alla parte frontale della creatura, in secondo luogo, le tracce dei peli erano molto elaborate. Un elemento interessante era la distanza dei follicoli, che i due ricercatori cercarono di misurare nel modo più preciso possibile, operazione resa ardua per via della distorsione causata dal ghiaccio. Tale distanza fu stimata attorno ai 3-4 millimetri, ma sulla cassa toracica e sulla parte superiore della pancia si faceva più ampia. Circa l'aspetto estremamente peloso delle braccia, gli autori credettero che non fosse dovuto ad una maggiore vicinanza dei follicoli quanto all'estrema lunghezza dei peli che le ricoprivano, il colore dei quali, appariva nero, marrone scuro. Heuvelmans e Sanderson concludevano le loro ricerche affermando che, nonostante non ce ne fosse l'assoluta certezza, il corpo contenuto nel sarcofago di ghiaccio doveva appartenere ad una sorta di scimmia antropomorfa o ad una specie d'ominide, ma d'altro canto non presero mai seriamente in considerazione la possibilità di avere avuto a che fare con un imbroglio.

Inizialmente considerarono l'ipotesi che potesse trattarsi di un artefatto, ricavato unendo tra loro parti di un corpo umano e d'altri animali. Alcuni particolari anatomici come le mani ed i piedi però, non potevano provenire da nessun animale conosciuto ed inoltre il presunto artista, avrebbe dovuto inserire nelle carni qualche milione di peli prima che queste si putrefacessero e venissero conservate nel ghiaccio. Inoltre, nonostante il cadavere presentasse numerose caratteristiche e particolari riscontrabili ora negli esseri umani, ora nelle scimmie, questi possedeva anche alcuni elementi assolutamente inediti che nessun autore aveva mai concepito prima nelle ricostruzioni tradizionali degli uomini primitivi; la cosa fece escludere la possibilità che potesse trattarsi di una sorta di modello in lattice per un utilizzo teatrale o cinematografico. Comunque sia, lo stesso Hansen affermò di avere commissionato nell'aprile del 1967, da parte di due distinte compagnie specializzate nella costruzione di manichini, ben due modelli fabbricati in cera, o lattice e peli d'orso, perché non si sentiva sicuro della salvaguardia dell'originale.

Ciò indusse i ricercatori dello Smithsonian Institution a credere che anche il soggetto esaminato da Heuvelmans e Sanderson fosse un manichino realizzato in lattice e peli, e che in realtà i presunti manichini commissionati ed il soggetto originale fossero, di fatto, la stessa cosa. A complicare ulteriormente il quadro generale, si aggiunse il fatto che nel maggio del 1969, Hansen esibì ufficialmente quello che presentò come uno dei presunti manichini, che effettivamente mostrava a prima vista varie differenze dal soggetto originariamente studiato da Heuvelmans.
Nel suo libro sull'argomento, pubblicato nel 1974 con il titolo "L'Homme de Néanderthal est toujours vivant" ( l'uomo di Neadertal è sopravvisuto ), scritto in collaborazione con lo storico russo Boris Porshnev, Heuvelmans ha ampiamente discusso di queste apparenti differenze esibendo a riguardo svariate fotografie.

La tesi dello zoologo belga, è che in realtà Hansen si fosse semplicemente limitato a disciogliere ulteriormente il ghiaccio che ricopriva il cadavere per poi ricongelarlo, e che il soggetto all'interno della teca fosse quindi sempre lo stesso. Le fotografie scattate successivamente si presentano infatti più nitide per quanto concerne la visibilità dei particolari, a prova che lo strato di ghiaccio doveva essersi necessariamente assottigliato. I particolari più impressionanti riguardano però i cambiamenti nella posizione della bocca, vistosamente più aperta che in precedenza e mostrante un numero maggiore di denti. Secondo Heuvelmans i movimenti della bocca erano stati apportati da Hansen in seguito allo scioglimento del ghiaccio e questo particolare rafforzava ancora di più le ipotesi circa l'autenticità del reperto, inoltre aveva appurato che le rughe della pelle, i nei e le piccoli cicatrici si trovavano ancora al loro posto.

Nonostante la pessima pubblicità che Hansen si premurò con tanta cura di fare ottenere alla sua esibizione, ( i cartelli della sua ultima esposizione riportavano la dicitura "Creatura siberiana artefatta, tale quale a quella sotto inchiesta dall'FBI" ) il professor Murrill, del dipartimento di Antropologia dell'Università del Minnesota, decise di esaminare di persona il tanto controverso presunto cadavere. Come Heuvelmans e Sanderson prima di lui, rimase impressionato a tal punto da offrire ad Hansen un'elevata somma in denaro per acquistare il reperto per conto della sua Università. Hansen però, decise all'improvviso di fare scomparire per sempre il cadavere, impedendone così ogni successiva analisi, cosa che non giovò affatto all'ipotesi della sua possibile autenticità. Assolutamente spiazzati, Sanderson ed Heuvelmans, che avrebbero voluto eseguire su di esso un esame ai raggi X e prelevare campioni di sangue disciolto nel ghiaccio per effettuare delle analisi, rimasero comunque fermamente convinti della genuinità del reperto, a loro avviso una sorta d'uomo di Neandertal attuale, altamente specializzato, ribattezzato Homo pongoides.
"Mira la terra e il suo tempo sotto di te, la danza del mondo attorno ad un re, e l'eterno silenzio di chi è qui con me, ne vivo ne morto ma fermo nel sè."
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